L'influenza spagnola mostra ciò che potremmo dover riaffrontare
In Svizzera la mascherina non è obbligatoria. Ma, dati
alla mano, potrebbe proteggere dalla temuta seconda ondata
A dimostrarlo è uno sguardo a quanto accaduto un secolo
fa. Città come Filadelfia o San Francisco optarono per allentamenti precoci
delle misure che costarono numerose vite
ZURIGO - L'influenza spagnola, che si abbatté nel mondo tra
il 1918 e il 1919, uccise tra i 20 e i 40 milioni di persone. Anche se da
allora è passato un secolo, alcune delle misure adottate all'epoca sono ancora
tutt'oggi: il mantenimento della distanza sociale, ad esempio, ma anche l'uso
di mascherine.
Un confronto con quanto accadde allora mostra come un veloce
allentamento delle misure di protezione possa essere altamente deleterio. Un
caso rilevante è quello di Filadelfia. L'abbandono delle distanze sociali costò
un picco vertiginoso di vittime. A San Francisco, l'abbandono della mascherina
peggiorò notevolmente la situazione.
«La gente gettò o bruciò con gioia le mascherine. Ma non
solo ciò portò a una seconda ondata. Questa fu ancora più devastante, con più
vittime della prima», ha dichiarato a SRF News il virologo Stephen Morse, della
Columbia University di New York.
Secondo l'epidemiologo, il caso di San Francisco potrebbe
ripetersi oggi, ad esempio se «abolissimo tutte le misure in un sol colpo».
Dello stesso parere è Heiner C. Bucher, direttore dell'Istituto di
epidemiologia clinica di Basilea, che vede come inevitabile una seconda
ondata.
Quasi nessuna nuova infezione nell'ex hotspot -
L'esempio degli Stati Uniti mostra quanto possano essere utili le mascherine
per contenere una pandemia virale. Uno sguardo alla città tedesca di Jena
conferma che può anche aiutare a mantenere basso il tasso di infezione se
applicata assieme a misure igieniche e distanze sociali.
La città è stata la prima in Germania a introdurre l'obbligo
della mascherina all'inizio di aprile, passando da hotspot a zona quasi priva
di nuovi casi di coronavirus.
Anche quelle di stoffa - Ma non sono solo le
mascherine chirurgiche a poter aiutare a trattenere le goccioline espulse quando
si respira, si parla, si ride, si starnutisce e si tossisce. Pure quelle di
stoffa possono fare la loro parte, come sottolinea Benjamin Cowling
dell'Università di Hong Kong all'agenzia di stampa Reuters: «Possono proteggere
anche quelle di cotone, nonostante siano un po' meno efficaci di quelle
chirurgiche».
Per l'Istituto Robert Koch (organizzazione responsabile per
il controllo e la prevenzione delle malattie infettive in Germania) «si può
presumere che le mascherine siano in grado di ridurre il rischio di infettare
gli altri. Ma questo vale solo se si osservano le regole sulla distanza, e una
buona igiene delle mani».
Il mix di materiali è importante - Se una
mascherina di stoffa può avere la sua efficacia, il materiale utilizzato non è
da trascurare.
Secondo alcuni ricercatori dell'Università di Chicago, un
mix di «cotone a trama fitta e facoltativamente seta, chiffon o flanella» si è
dimostrato particolarmente efficace.
Combinati, i materiali filtrerebbero oltre l'80 percento
delle particelle più piccole di 300 nanometri e più del 90 percento delle
particelle più grandi di 300 nanometri.
C'è però un altro problema: la seta, lo chiffon e la
flanella non possono essere portati a 90 gradi, né in lavatrice, né in un forno
o sterilizzati tramite bollitura. E secondo gli ultimi risultati dell'Istituto
federale tedesco per i farmaci e i dispositivi medici, sono necessarie
temperature così elevate per uccidere in modo affidabile il virus.
Ecco perché gli esperti raccomandano che, quando si
indossano le maschere, è necessario comportarsi sempre come se non le si
indossasse. Ciò significa: tenersi a distanza dalle altre persone, tossire e
starnutire sempre nell'incavo del braccio e lavarsi le mani regolarmente.
LINK https://www.tio.ch/svizzera/cronaca/1437329/mascherina-ondata-influenza-svizzera-mascherine
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