Silvia Romano, la (mezza) luna e il dito


Se riusciamo a guardare la Luna, scopriamo un universo sconosciuto che forse varrebbe più la pena di svelare di quello racchiuso nel pancione e nella psiche di una giovane ragazza.
C’ e’ sempre qualcuno a cui indichi la Luna e che, per quanto egli si sforzi e tu ti sforzi nell’ indicargliela, non riesce a vedere che la rotondita’ rugosa del tuo supplicante polpastrello, o tutt’al piu’, la statica opalescenza di un lampione polveroso.
E’ quanto, mi pare stia accadendo con la vicenda di Silvia Romano, la ventiquattrenne milanese, partita cristiana per il Kenya, nell’ estate del 2018, e tornata dalla Somalia in Italia, il 10 maggio scorso, coperta da una semi-burka salafita e musulmana.
Ecco! Tutti gli occhi sono puntati su quella “corazza” verdastra che protegge lei ed una rotondita’ feconda, ma “infedele”. Tutte le orecchie sono sintonizzate sulla sue parole, parole in apparenza quiete che parlano di serenita’ di corpo e di spirito e affermano una nuova fede, quella nell’ Islam. Ecco la Luna! Scandalosa, riprovevole, traditrice, sventatella, birichina per alcuni, troppi in verita’; compassionevole, comprensiva, misurata, attendista, ecumenica per altri, pochi, pronti a sfidare vacue quanto stantie accuse di buonismo e sinistrismo. Le voci hanno toni diversi, ma tutti gli occhi continuano tuttavia a guardare il dito, credendolo la Luna.
Perche’ nessuno si prende la briga di guardare piu’ in la’. Di aprire gli occhi, ad esempio, sulla variegata realta’ del volontariato di matrice italiana e non. Su quel pulviscolo di associazioni, come Africa Milele, che aveva ingaggiato Silvia Romano, che operano in tutto il continente africano, certamente con buoni propositi, ma spesso con criteri sfuggenti che forse sarebbe opportuno palesare, verificare, omologare, onde evitare che possano – certo casualmente e involontariamente – diventare strumenti per attivita’ meno cristalline e benefiche.
Perche’, ancora, nessuno si prende la briga di guardare e spiegare a noi tutti, cio’ che sta accedendo in quel martoriato paese del Corno d’Africa, la Somalia, dove Silvia e’ stata tenuta prigioniera per circa un anno e mezzo e dove, si dice, sia stata liberata anche grazie all’ intermediazione dei servizi segreti turchi ed al ruolo del Qatar. Guardare alla Luna significherebbe capire il ruolo di Erdogan in quella regione, benedetta (o maledetta) dal petrolio, forse non troppo diverse da quelle che il “sultano” turco ha sulla Libia. E a fronte di questo, cosa l’ Italia puo’ e deve fare per difendere l’ approvvigionamento dell’ Eni da concorrenti che certo non brillano per “savoir faire”. E ancora, puntiamo gli occhi sul Quatar, Giano bifronte, dedito allo shopping di aziende italiane d’ alta gamma e sospetto foraggiatore di fazioni salafiste.
Se riusciamo a guardare la Luna, scopriamo un universo sconosciuto che forse varrebbe piu’ la pena di svelare di quello racchiuso nel pancione e nella psiche di una giovane ragazza trovatasi, suo malgrado, a vivere una esperienza improvvisa che sarebbe bene relegare, definitivamente, alla sfera privata.

Grazia Carifi | 13 Maggio 2020
Fonte PENSALIBERO

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