Part-time: alternativo al congedo parentale
I genitori possono chiedere il lavoro part-time con una riduzione massima di orario del 50% in luogo del congedo parentale per un periodo di tempo corrispondente: la Riforma dei Contratti del Jobs Act.
La riforma dei contratti approvata dal Governo in esercizio della delega
del Jobs Actintroduce nuovi
strumenti di conciliazione lavoro famiglia: entrambi i genitori possono
chiedere al posto del congedo parentale la
trasformazione temporanea del contratto di lavoro in part-time, ossia a tempo parziale. Lo prevede il comma 7 dell’articolo 6 del decreto approvato il 20 febbraio dal Consiglio
dei Ministri.
Scelta del part-time
Ecco come funziona: il lavoratore può chiedere, per una sola volta, la trasformazione del rapporto da tempo pieno a part-time, in luogo del
congedo parentale, per un periodo di tempo corrispondente e una riduzione di
orario non superiore al 50%. Il congedo parentale, regolamentato dagli articoli 32 e seguenti del Dlgs 151/2001 (il testo unico dei diritti a
sostegno della genitorialità dei lavoratori), può durare per i due genitori al
massimo 10 mesi, con un tetto di 6 mesi per ciascuno di essi. Se ne deduce che
i limiti temporali di questa alternativa: 10 mesi complessivi da dividere fra i
due genitori, con limite di 6 ciascuno.
Conciliazione lavoro-famiglia
Un altro dei decreti approvati dal Governo in attuazione del Jobs Act,
quello sullaconciliazione dei tempi
lavoro-famiglia, prevede una serie di novità sul congedo parentale
che hanno impatto anche sulla norma relativa alla possibilità alternativa di
scegliere il part-time. In particolare, il congedo parentale, prima limitato ai primi 8 anni di vita del bambino, si può chiedere fino
al compimento dei 12 anni del figlio. Quindi, anche il
part-time alternativo può essere utilizzato nei primi 12 anni di vita del
figlio.
Priorità
C’è poi un’altra disposizione, contenuta nel comma 5 del decreto, in base alla quale il lavoratore o lavoratrice con
un figlio convivente di età superiore a 13
anni, o portatore di handicap ai sensi dell’articolo 3 della legge 104 del 1992, hanno la priorità nella trasformazione
del contratto da tempo pieno a part-time. Anche questo, dunque è una nuova
possibilità di utilizzo del part-time per andare incontro a particolari
esigenze legate alla genitorialità.
Il decreto prevede anche che, in tutti i casi in cui il lavoratore abbia
trasformato il rapporto di lavoro da tempo pieno a part-time, ha il diritto di precedenza nelle assunzioni con contratto a
tempo pieno per l’espletamento delle stesse mansioni o di quelle equivalenti a
quelle oggetto del rapporto di lavoro a tempo parziale.
Questo disposizione non ha effetto sulla norma che prevede il part-time in
luogo del congedo parentale, perché in quel caso la trasformazione a tempo parziale deve durare solo per il periodo
corrispondente al congedo parentale (quindi per dieci mesi complessivi per i
due genitori). Ma, negli altri casi in cui il lavoratore chiede il part-time
per esigenze familiari, scatta invece questo diritto di precedenza.
Il decreto prevede il diritto di chiedere prioritariamente il part-time per
una serie di esigenze di carattere familiare legate non solo alla presenza di
figli: lavoratori affetti dapatologie oncologiche o da gravi
patologie cronico-degenerative ingravescenti
che riducano la capacità lavorativa, eventualmente anche a causa degli effetti
invalidanti delle terapie salvavita, patologie
oncologiche o gravi patologie cronico-degenerative riguardanti il coniuge, i figli o i genitori, necessità di assistenza di una persona convivente con totale e
permanente inabilità lavorativa, alla quale è stata riconosciuta una
percentuale di invalidità pari al 100%.
Fonte: il decreto sulla Riforma dei Contratti
Commenti
Posta un commento